PAROLA AL SOMMELIER – Come nascono le attuali denominazioni dei vini italiani?


Nel 1861 l’Italia proclamò la sua unità. Dalla suddivisione in regni e granducati la penisola divenne uno stato unitario e il vino divenne “vino italiano”.

Se ci pensate, quindi, il concetto di vino legato al territorio e alla singola regione è sicuramente successivo a quella data!

Nel 1930 un primo passo in avanti: venne emanato un provvedimento che conteneva le prime indicazioni per la tutela delle produzioni Vitivinicole italiane e furono riconosciute e delimitate le zone di produzione di questi vini da parte del Ministero dell’Agricoltura.

Fu questo il momento della prima classificazione dei vini su base qualitativa: i vini cosiddetti “Tipici” furono classificati, in ordine crescente di importanza, in Vini speciali, Vini superiori, Vini fini.

Erano comunque indicazioni poco rilevanti.

Il primo radicale cambiamento si ebbe nel 1963 con il D.P.R. n. 930 sulla tutela delle Denominazioni di Origine che introdusse il concetto, ancora attuale, di Denominazione di Origine e sancì il legame tra vino e territorio. Con questa legge si ebbero le prime norme in materia di produzione e commercializzazione dei vini prevedendo, tra le altre cose, l’introduzione dei disciplinari di produzione, specifici per ogni denominazione. Venne stabilito il nuovo sistema di classificazione dei vini: Vino a Denominazione di Origine semplice; Vino a Denominazione di Origine Controllata; Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Tre anni dopo questa legge si ebbe la prima D.O.C., la Vernaccia di San Gimignano, e, nel 1980, il Brunello di Montalcino ottenne il riconoscimento come prima D.O.C.G.

Per anni questo provvedimento è stato il riferimento della vitivinicoltura italiana. Ma è agli inizi degli anni ’90 che si iniziò a pensare ad un rinnovamento perché le denominazioni crescevano e il mercato stava cambiando.

È del 1992 la Legge n. 164 che introdusse, quindi, importanti novità pur mantenendo ben saldo il binomio vino-territorio.

Tra le principali innovazioni contenute nel testo normativo ci furono l’introduzione delle I.g.T (Indicazioni geografiche Tipiche), il riconoscimento delle sottozone e l’obbligatorietà delle analisi chimico-fisiche prima della commercializzazione. Ma la più importante novità fu la classificazione piramidale dei vini e quindi l’idea della qualità legata all’origine.

Tutto questo fino ad arrivare al 2008, anno in cui la Comunità Europea decise di attuare un processo di riforma dell’intero comparto vitivinicolo. Con il reg. n. 479 del 2008 furono introdotte norme sulla produzione, commercializzazione, etichettatura, certificazione, nell’ottica di una sempre maggiore garanzia di qualità e sicurezza del prodotto per il consumatore finale.

La riforma ha guidato verso una semplificazione dell’assetto normativo prevedendo solo due categorie di vini: Vini con indicazione geografica (D.O.P. e I.g.P) e vini senza indicazione geografica (generici o con indicazione del solo vitigno).

L’Italia non ha comunque abbandonato le vecchie sigle D.O.C. e D.O.C.G. che possono essere aggiunte a quelle europee oppure inserite da sole.

Qual è la vostra D.O.C o D.O.C.G. preferita?